lunedì 5 marzo 2018

NUOVE CATEGORIE "TRAIL" SECONDO ITRA






L’International Trail Running Association (ITRA), nata nel 2013 per dare una voce unitaria alle parti coinvolte nel trail running e per promuovere in generale il movimento e la disciplina in sé, ha fatto in questi anni alcune cose mirate che hanno determinato dei cambiamenti, anche importanti.

Come per esempio l'introduzione dei famosi "punti" di cui tutti parlano, molti si lamentano e che però hanno costituito una vera e propria rivoluzione e sono a tutt'oggi l'unico strumento obiettivo per misurare la performance degli atleti.
È di oggi la notizia pubblicata proprio da ITRA che, in base ai dati acquisiti dal 2014 ad oggi, con un data-base di circa un milione di atleti e più di diecimila corse, saranno ridefinite le categorie "Trail", che non permettevano una classificazione coerente alla disciplina.
Ecco di seguito quanto apprendiamo proprio dalla news ufficiale.
Oggi la classificazione è basata sulla distanza e non consente una classificazione corrispondente allo sforzo richiesto ai corridori nei diversi trail.
Ad esempio, due gare della stessa distanza possono richiedere uno sforzo estremamente diverso a seconda delle loro altitudinidisliveli e terreno e quindi potrebbero essere oggi nella stessa categoria mentre i tempi di gara potrebbero essere completamente diversi. 
Allo stesso modo, due gare con tempi di gara identici potrebbero essere classificate in due diverse categorie semplicemente perché si tratta di due diverse distanze.
Con il nuovo metodo di calcolo le gare saranno classificate utilizzando il metodo "km – sforzo”, ai km viene aggiunto il dislivello in metri diviso per cento. A titolo esemplificativo: una corsa di 40 km e 2500 m+ varrà 65 punti.
La nuova classificazione prevede 7 categorie di Trail (dalla XXS alla XXL) tutte associate a i nuovi punti ITRA come nella tabella seguente:

Tempo vincitore*
Categoria
Punti ITRA
Km - sforzo   nuovi limiti
Km - sforzo           limiti correnti
1h00'
XXS
0
0-24
0-24
1h30'-2h30'
XS
1
25-44
25-39
2h30'-5h00'
S
2
45-74
40-64
5h00'-8h00'
M
3
75-114
65-89
8h00'-12h00'
L
4
115-154
90-139
12h00'-17h00'
XL
5
155-209
140-189
>17h00'
XXL
6
>=210
>=190
* quando il vincitore è di livello internazionale (minimo 830 punti ITRA)

nuovi punti si applicheranno a tutte le corse dell’anno 2019
L’indice di performance calcolato con le nuove categorie sarà effettivo a partire dal mese di marzo 2018.

A dire il vero non ci pare tutto chiaro. Per esempio pensavamo che nel "vecchio" calcolo fosse comunque parametrato il dislivello e così parrebbe di capire anche dalla tabella pubblicata. Ma la comunicazione dice il contrario.
E allora aspettiamo i chiarimenti che ariveranno di sicuro, così come i commenti dal popolo del trail. Saranno benevoli almeno sta volta?

Al seguente link l'articolo-news pubblicato sul portale ITRA: http://www.i-tra.org/?id=193



Fonte: Spirito Trail




BROOKS CASCADIA 12 GTX



Dodicesima edizione per quello che è diventato un vero e proprio marchio di fabbrica di casa Brooks: Cascadia è da sempre sinonimo di grande comodità, ammortizzazione efficace e volumi generosi.

Tutte caratteristiche che hanno reso questo modello un vero e proprio riferimento, soprattutto per gli appassionati di lunghe distanze e i cosiddetti “mid packer”, quelli che stanno nella pancia del gruppo. Una vestibilità confortevole, dagli spazi abbondanti, con una grande attenzione ai materiali utilizzati per la tomaia e un focus sempre diretto sul comfort piuttosto che sulla prestazione, almeno fino a oggi. Con questa Cascadia 12 GTX, infatti, Brooks fa un passo nella direzione del runner veloce che cerca una scarpa in grado di comportarsi bene anche ritmi sostenuti, rinunciando a qualcosa in fatto di comodità pura.
In questo modello che abbiamo provato per voi sui sentieri innevati delle nostre Alpi, la membrana impermeabile Gore-Tex si è comportata in maniera irreprensibile, mantenendo i nostri piedi asciutti e caldi, soprattutto durante le uscite più lunghe.
La suola è molto versatile, i tasselli sono distribuiti in modo efficace e la mescola della suola si è dimostrata all’altezza in ogni occasione, brillando in particolare sul fondo boscoso uniforme e sulla neve compatta. Qualche punto in meno sul fango pesante e sulla roccia bagnata.
Il rockplate, ben visibile attraverso gli intagli nella suola, svolge egregiamente il suo compito, proteggendo il piede in modo efficace dalle asperità del terreno.
Molto interessante l’adattabilità dell’intersuola, realizzata con il materiale BioMoGo DNA: progettato espressamente per adattarsi alla forma e alle caratteristiche di appoggio del runner che le utilizza, durante le prime uscite si modella letteralmente intorno allo stile di corsa di chi le indossa.



  
Ups
La Cascadia 12 GTX in parte si discosta dalla tradizione di questo modello che, storicamente, è sempre stato sinonimo di comodità “in stile pantofola”. In questa dodicesima versione, Brooks ha dato un’impostazione decisamente più orientata alla reattività e alla performance rispetto al passato, anche a livello di calzata, notevolmente più precisa, lasciandosi indietro qualcosa di quella morbidezza tanto cara agli appassionati di questo modello. Se questo si sente innanzitutto a livello di intersuola, la tomaia Gore-Tex conferisce quel qualcosa in più anche in termini di supporto e di struttura su tutta la calzata del piede. La protezione è sempre ottima, sia per quanto riguarda gli impatti accidentali con sassi e radici, sia dal punto di vista dell’impermeabilità. Ovviamente, come capita con ogni calzatura impermeabile, questa versione della Cascadia si comporta meglio al freddo che non al caldo, meglio dunque evitare di indossarla con temperature elevate.

Downs
Infine, un paio di appunti rispetto ai potenziali assi di miglioramento di questa scarpa. La linguetta ci è sembrata eccessivamente sottile, risultando fastidiosa dopo qualche ora di utilizzo e facendoci rimpiangere quella delle versioni precedenti, decisamente più confortevole. Anche l’allacciatura è risultata difficoltosa, in alcuni casi, a causa della lunghezza ridotta dei lacci. La calzata ci è sembrata essere diventata più stretta, rispetto alle versioni precedenti, ma abbiamo apprezzato il carattere duro e votato alla fatica di questa scarpa, che non teme davvero alcun tipo di percorso alpino e che, anzi, può essere tranquillamente impiegata anche per l’escursionismo veloce.

Info tecniche:
Appoggio: Neutro
Drop 10 mm
Peso 345 grammi
Prezzo: 150 €








RECENSIONE BROOKS PURE GRIT 6






Sebbene nata sull’onda del minimalismo che si era diffuso qualche anno fa, la Brooks Pure Grit, alla sua sesta edizione, è molto lontana dal potersi ancora considerare una scarpa minimalista, seppur dotata di un differenziale tacco-punta di soli 4mm. Un evoluzione fatta di piccoli step, che l’ha portata ad essere una scarpa comoda da indossare, strutturata e protettiva, mantenendo tuttavia un profilo basso, da racer, e poi… e poi che bella!
La tomaia in questa versione è un tessuto “a maglia”,  molto bello a vedersi, e molto confortevole sul piede;  è ricoperto, per molta parte della sua superficie laterale, specialmente quella esterna, da una fitta rete di piccole “patch” di gomma termosaldate, che si espandono sfumando dal rivestimento del puntale, e contribuiscono a dare sostegno alla tomaia ed a proteggere il tessuto dall’usura e dagli agenti esterni.
Il piede ha lo spazio giusto per le dita, e siede su una comoda soletta in Biomogo;   è ospitato in una struttura a semi-calzino che lo avvolge nella zona mediale, e che costituisce un tutt’uno con la linguetta, soluzione che offre una maggiore stabilità di calzata, garantita da un tradizionale ed efficiente  sistema di allacciatura che – rispetto alle versioni precedenti – riesce a coinvolgere maggiormente anche il collarino:
una volta indossata, anche senza averla allacciata a dovere, si percepisce un ottima presa della tomaia sulla parte alta del collo del piede; poi, una volta tirati i lacci a forza, anche nella parte bassa, si sente  la scarpa ben aggrappata al piede, che si sente fasciato perfettamente, specialmente intorno alla caviglia  e nella zona mediale interna, e  senza che si formino punti di pressione della tomaia sull’osso dell’alluce o sul mignolo.
  
Il contrafforte tallonare è strutturato, con conchiglia di plastica interna molto flessibile, sostenuta esternamente da una propaggine verticale dell’intersuola;  è imbottito solo nella parte alta del collarino – ed anche qui c’è un rivestimento in tessuto molto piacevole al tatto;  la conchiglia interna non fa sentire al piede la sua presenza in maniera invadente; non lo inchioda , in stile Salomon, per intenderci.
L’intersuola è in Biomogo DNA: dicesi il DNA un composto non-Newtoniano, che cambia comportamento a seconda dell’ammontare e del tipo di pressione applicata. Il suo comportamento quindi dovrebbe risultare molto personalizzato. “Sarà vero?” viene da chiedersi.
Allora giusto raccontare l’esperienza del primo impatto.
Una volta indossate, mi sono alzato, ed ho sentito i miei piedi cadere verso l’interno. Si, proprio nella zona dove la gomma dell’intersuola si inarca e si innalza maggiormente, come a voler funzionare di sostegno all’arcata del piede. Eppure, più che essere sostenuto, mi sono sentito cadere…
Al che ho pensato che questa sia stata la risposta del composto dell’intersuola alla mia caratteristica personale (misurata anche in un esame stabilometrico) di tendere a caricare il peso sull’esterno del piede. Quindi, maggior pressione all’esterno, maggior risposta dal lato esterno! l’intersuola  ha equilibrato ciò che è storto, facendomi sentire inizialmente questo riequilibrio come una “caduta”, disequilibrio.
Col passare del tempo la sensazione di disagio è sparita, e non si è mai fatta poi sentire  durante la corsa. E, siccome non ci si accorge mai di una cosa quando questa funziona bene, penso che questa storia del DNA sia veritiera!

Durante la corsa la scarpa si fan notare – specialmente in discesa – per la grande dote di flessibilità dell’avampiede, per niente limitata dalla presenza di un rockplate molto flessibile: la scarpa copia benissimo il fondo, e risulta favorire una corsa molto agile. Non è sicuramente una scarpa ammortizzante, i soli 21mm di spessore al tallone già lo fanno intuire.. per di più, andando di appoggio di tallone, in corsa lenta e stanca, si sente una risposta molto dura in fase di atterraggio, che di sicuro non la rende confortevole a corridori sovrappeso e lenti… o lenti sulla distanza Va meglio invece durante una rullata molto veloce, o nelle discese dove poter lasciar girare le gambe.
Il grip è ottimo sui terreni secchi, friabili, anche sul fango. Attenzione invece sulle pietre bagnate, meglio passaggi veloci, appoggi di frenata risulterebbero pericolosi…
Una scarpa da utilizzarsi per andare a correre, per divertirsi, sprecata – e poco adatta – a chi prevede di camminare tanto, o di faticare.



Gianluca Gaggioli
Tester materiali tecnici




5 PUNTI SU CUI BASARE LA PROPRIA SCELTA DELLA SCARPA TRAIL





Consigliare una scarpa da trail è abbastanza difficile, ognuno di noi è diverso e tante sono le variabili relative a questo sport. Cerchiamo allora di trovare i punti essenziali di riflessione:



Tomaia: personalmente non consiglio il gore-tex in quanto, a meno di essere anche dotati di ghette impermeabili, l’acqua non entrerà “attraverso” ma da sopra con maggiori difficoltà di smaltimento. Può essere invece efficace nella corsa su neve. La tomaia per me deve essere a rapida asciugatura, non rigida da dare pressione nei punti di flessione, non costringere il piede ma rimanere ben fasciante migliorando così la mobilità propria del piede e quindi la sua capacità di rispondere e adattarsi al terreno.



Drop e altezza: un drop basso facilità una migliore meccanica di corsa, soprattutto in discesa. Sicuramente chi possiede una buona tecnica potrà essere meno discriminante su questo aspetto. L’altezza dell’intersuola personalmente la consiglio la più bassa possibile in rapporto ovviamente all’ammortizzazione ricercata a seconda del tipo di distanza, più è alta e più il rischio di distorsioni aumenta, soprattutto se è inversamente proporzionale all’impronta a terra. Nel mio lavoro ho avuto spesso a che fare con runner con problemi a caviglie e ginocchia causati da questi eccessi, cambiata la tipologia di scarpa, risolto velocemente il problema.



Ammortizzazione: tasto dolente che viaggia di pari passo con il punto precedente, in quanto ormai si va sempre più ad estremizzare il parametro, fino a qualche anno fa le massimaliste (tipo hoka per intenderci) erano nei piedi di chi correva dalle 100 miglia in su, ormai c’è chi corre così equipaggiato anche le dieci chilometri, con fattori di instabilità aumentati come spiegato sopra! Esistono tanti modelli ammortizzati e piacevolmente filtranti anche per le lunghissime distanze e pesi massimi senza per forza salire sui trampoli. La differenza del percorso permette tanti distinguo, in un percorso tecnico e corto meglio una scarpa più “secca”, reattiva e precisa, in un endurance trail meglio più morbida, comoda e confortevole in toto.



Grip e mescola: questi fattori dipendono tanto dalle superfici e condizioni climatiche del tracciato, in condizioni di fango e terreno molle meglio una tassellatura aggressiva ma che permetta lo scarico del fango, in caso contrario ci si ritroverà a portare a spasso una “zeppa melmosa”. Su superfici secche e asciutte invece meglio un battistrada più minimalista, maggiormente efficace e confortevole. Negli ultimi anni i vari marchi con le rispettive mescole hanno fatto passi da gigante migliorando il grip medio, ma una buona mescola funziona a dovere se abbinata a un disegno corretto e non in tutti i casi succede. Purtroppo sono caratteristiche difficili da valutare se non provando i prodotti, magari a test organizzati da marchi e negozi.



Costo: non per forza la scarpa più costosa è la migliore e soprattutto non per forza lo è per chiunque di noi. Ci sono meccaniche di marketing e sponsorizzazioni che fanno lievitare i prezzi anche non di pari passo con la qualità e la ricerca tecnica e di materiali! Oltre al fatto che non sarà la scarpa che calzano i top runner a farci correre più forte, anzi potrebbe non essere per nulla la nostra e causarci più di un problema fisico.


In conclusione consiglio sempre di “perderci” tutto il tempo necessario al momento dell’acquisto, ragionare in base al percorso/terreno/chilometraggio in cui le userete e di non basarsi solo su consigli di venditori o amici, loro possono, se competenti, indirizzarvi, ma i piedi sono i vostri e spesso non siamo nemmeno uguali tra destro e sinistro, figuriamoci tra persona e persona! Provare modelli diversi permette di avere sensazioni e risposte diverse, quindi se non potete partecipare a delle giornate test almeno correte in giro per il negozio, salite e scendete le scale, saltate!

Marco Goglino

fisioterapista, personal trainer, runner, scialpinista