giovedì 31 marzo 2016

RECENSIONE NEW BALANCE HIERRO FRESH FOAM

Hierro è la meno popolata e più selvaggia delle isole Canarie e la New Balance ha creato una scarpa ispirandosi al suo territorio, tecnico, duro e impegnativo.





La nuova New Balance Hierro (disponibile sia per uomo sia per donna sullo store di Mud and Snow) a prima vista è unascarpa semplice ma ragionata; la tecnologia Fresh Foam è stata sviluppata da un software di studio biomeccanico per analizzare i carichi, urti e torsioni subiti dal piede durante la corsa.
In questo modo i tecnici sono riusciti a produrre una suola con un materiale innovativo e in un unico pezzo, che per la sua struttura combina forme geometriche con ammortizzazione e stabilità.
La prima cosa che colpisce è la sua leggerezza, nonostante a prima vista il suo aspetto sia robusto e l’alto profilo ci da l’impressione di scarpa pesante, non è così.
La suola Fresh Foam, con le sue celle esagonali e la struttura in un unico pezzo, sono le caratteristiche che ci colpiscono subito.






E’ una scarpa che a prima vista appaga anche il senso estetico, con una buona scelta cromatica e abbinamenti piacevoli ( due colorazioni previste una uomo e una donna).
Una volta calzate, notiamo subito come il piede sia ben contenuto, ma non premuto; la sensazione è di comfort, e mentre iniziamo a camminare notiamo subito quanto sia ammortizzata, correndo è sorprendente la sua morbidezza , l’ammortizzazione e la sua reattività. Consiglierei comunque mezzo numero in più rispetto al vostro standard.
Percepiamo nettamente di avere un vero e proprio “guanto”, anche se la nostra tecnica è semplice, la New Balance Hierro sa supportarci.
L’intersuola di queste New Balance Fresh Foam è il segreto di queste scarpe : più comfort, maggiore protezione (13% in più rispetto al RevLite), più stabilità con meno peso (11% in meno rispetto ad ACTIVE), e tutto questo con il doppio della durata di un EVA convenzionale. L’intersuola così costruita, grazie alle sue celle esagonali fornisce una maggiore proprietà adattiva al terreno e supporta anche pesi importanti.
In pratica quello che abbiamo notato è un’ammortizzazione eccezionale, qualunque sia il nostro peso e il tipo di terreno che affrontiamo, qualunque sia la nostra tecnica di corsa, non si nota instabilità a causa del suo alto profilo.
Questa sensazione si apprezza sulle lunghe distanze, anche in alcuni ultratrail, poiché la scarpa mantiene il piede ben posizionato traducendosi in un minore affaticamento del piede.
La suola ha i tacchetti abbastanza vicini tra loro, per tutta la lunghezza anche nella zona dell’arco, ed essi danno massima trazione per le attività off-road sia in salita che in discesa. Si sono riscontrati problemi di grip su fango e pietre bagnate.
Ben fatta la disposizione dei tacchetti: in punta e fino all’arco del piede sono disposti nella direzione di marcia per promuovere trazione, mentre dall’arco fino al tallone sono contrapposti per assistere frenata e ritenzione.





La New Balance Hierro non si flette facilmente nè in senso trasversale nè longitudinale, ma la sua mescola ci facilita quanto basta per affrontare il terreno lasciando che il nostro piede sia leggero e protetto.
La linguetta a soffietto è importante, spessa, larga e alta; evita che i detriti entrino nella scarpa durante il movimento. Una volta ben allacciata, la scarpa avvolge pienamente il piede, divenendo corpo unico con esso.
Un ultimo buco (di solito sottoutilizzato) piuttosto alto e lontano dalla linguetta, che si consiglia di utilizzare se si dispone di collo del piede stretto, darà ancora maggiore stabilità.
Ottime finiture per questa nuova New Balance Hierro, dove i tecnici hanno lavorato principalmente sul rafforzamento della tomaia e sulla maglia utilizzata, molto più resistente all’abrasione e con maggiore protezione del piede.
La protezione in materiale più robusto si estende lungo tutta la parte inferiore dalla punta al tallone, questa ci protegge anche da piccoli guadi senza avere i piedi bagnati.
Non vi è una sola cucitura all’interno, grazie alla tomaia realizzata in un unico pezzo e a una serie di imbottiture; linguetta, collare e tacco rendono la New Balance Hierro molto confortevole .
Il differenziale tacco-punta da 4 mm e la Soletta interna Ortholite di altissima qualità offrono una grande resistenza nel tempo, traspirabilità e ammortizzamento. In breve, New Balance ha lavorato per rafforzare la parte superiore, migliorare la nostra protezione ed estendere la durata della scarpa.
Scarpa consigliata per Trail collinari, anche per atleti veloci grazie la basso differenziale, sconsigliata su fondi umidi e fangosi.



Scarpa Testata:
Tg.45
Peso 325gr
Differenziale 4mm


Tester: Balestrazzi Paolo (atleta Team Mud and Snow). 150 km circa percorsi su argini e collina. Peso tester 68,5 kg.


Fonte: MudAndSnow





MONITORARE L’ALLENAMENTO CON IL CARDIOFREQUENZIMETRO?

Ecco un'altro interessantissimo articolo del Dott. Davide Zecchi,  inerente l'utilizzo del cardiofrequenzimetro, strumento che reputo, unitamente alla misurazione della velocità ascensionale (m/h), estremamente importante per controllare la nostra prestazione nelle gare trail.

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 Dopo aver solo accennato il ruolo della frequenza cardiaca nell’articolo riguardante la soglia anerobica, approfondiamo ora l’argomento sottolineandone l’importanza in ambito di prestazione, ma anche analizzando i limiti di un allenamento basato esclusivamente sull’utilizzo del cardiofrequenzimetro.




Sia che voi siate dei semplici appassionati di sport piuttosto che degli atleti di alto livello, di certo avrete al polso nel corso dei vostri allenamenti endurance dal più semplice al più complesso degli orologi-cardiofrequenzimetro. Se avete la fortuna di prendere parte come atleti o anche soltanto come spettatori ad una manifestazione, che sia una gara di skyrunning piuttosto che una maratona, vi accorgerete di come la quasi totalità dei partecipanti abbia al polso il famoso “strumento”.Ormai è un dato di fatto, assodato, di come lutilizzo del cardiofrequenzimetro sia fondamentale nel corso dei propri allenamenti, ma in questo articolo vorrei soffermare la vostra attenzione anche su alcuni difetti di un allenamento impostato unicamente in questa direzione, pertanto come sempre, per giungere a conclusioni occorre prima partire da più lontano, dagli albori…

In principio il ruolo dell’apparato cardiovascolare in ambito allenante era noto, ma le difficoltà nel rilevare l’andamento di tutti i parametri fondamentali del cuore, se non in ambiente di laboratorio, rendevano la successiva applicazione pratica alquanto difficile, spesso non fattibile.
Il progresso, gli studi e nuovi materiali hanno dato origine ad uno strumento ormai noto a tutti e di largo consumo: il cardiofrequenzimetro. Esso è nato essenzialmente quale strumento di rilevazione della frequenza cardiaca, parametro fondamentale dell’apparato cardiovascolare, che ora a grandi linee vediamo come lavora:

Fig.1 – Pag. 239 “Fisiologia dell’esercizio fisico e dello sport” (J.Wilmore, D.Costill)

Il cuore non è altro che la pompa principale del corpo umano, in grado di far scorrere il fluido sanguigno lungo il proprio sistema, quello vascolare. Osservando la figura 1, esso dispone di due atri e due ventricoli: i primi hanno azione di raccolta, mentre i secondi di invio.Latrio destro riceve tutto il sangue (con rimanente quantitativo di ossigeno) prima del suo passaggio, attraverso la valvola tricuspide, nel ventricolo (destro ovviamente), il quale, con la propria funzione di invio, pompa sangue nell'arteria polmonare tramite la valvola polmonare semilunare. Il fluido sanguigno viene quindi trasportato ai polmoni, affinchè venga ri-ossigenato; per questo il lato destro viene definito “polmonare”.La circolazione prosegue attraverso le vene polmonari, il sangue quindi fa ritorno al cuore ed entra nell'atrio sinistro, passa tramite la valvola mitrale ed entra nel sottostante ventricolo, prima di lasciarlo attraverso la valvola aortica semilunare, giungendo quindi nell'aorta per continuare la circolazione verso i restanti sistemi dell’organismo. Per questo il lato sinistro è definito “sistemico”.

La frequenza cardiaca è solo uno dei parametri cardiocircolatori che definiscono la funzionalità dell’apparato, le cui componenti sono rappresentate anche da: - volume di scarica sistolica- gittata cardiaca- flusso ematico - pressione sanguigna- valori sanguigni. 

Questo preambolo è dovuto, per poter capire tutte le variabili che entrano in gioco utilizzando la frequenza cardiaca come parametro principale di monitoraggio dellallenamento.

DEFINIZIONE DI FREQUENZA CARDIACA:
Il numero di battiti cardiaci (bpm) in un minuto

Fig.2 – Riepilogo interazione frequenza cardiaca

CICLO CARDIACO:
L’attività cardiaca è data da una contrazione e da un rilasciamento, la fase contrattile è definita sistole, mentre la fase di rilasciamento è chiamata diastole. Un ciclo cardiaco è dato da una sistole e da una diastole, se la frequenza sarà di 60 bpm esso avrà durata di circa 1 secondo, ovviamente a 120 bpm al minuto, il ciclo cardiaco risulterà dimezzato.
“La proporzione tra diastole e sistole non è però equamente suddivisa in termini di tempo, infatti osservando un soggetto con frequenza cardiaca pari a 74 bpm e con ogni ciclo di 0,81 secondi, la diastole impiegherà 0,50 sec. mentre la sistole 0,31 sec” (tratto da “Biologia dello sport” – J.Weineck)



FREQUENZA CARDIACA A RIPOSO:
Sempre analizzando la figura 2 si nota come alcuni casi possano esulare dai cosiddetti parametri normali, andando a rinfoltire la schiera dei casi patologici o degli atleti di alto livello.
Considerando un range a riposo tra i 60 ed i 90 bpm (estendibile fino ai 100 bpm), coloro che si collochino al di fuori di questi parametri vengono definiti bradicardici se la f.c. si pone al di sotto dei 60 bpm, mentre sono tachicardici i soggetti con oltre 100 bpm a riposo.
In soggetti allenati, in particolare con riferimento agli sport di resistenza, non si può parlare di una vera patologia, in quanto tra le risposte fisiologiche all'esercizio fisico prolungato vi è la riduzione della frequenza cardiaca a riposo, che può stazionare, per atleti di buon livello, dai 45 ai 55 bpm, fino a raggiungere valori limite di 35-40 bpm. 
Casi eccezionali sono poi quelli di atleti di altissimo livello in grado di arrivare anche a 28-30 bpm a riposo. In tutti i casi tali valori non sono da considerarsi inalterabili, ma al contrario possono variare quotidianamente, quando però queste variazioni (misurate al mattino poco dopo essersi svegliati, in posizione supina ancora a letto), oscillano oltre gli 8-10 battiti al minuto sono un importante campanello d’allarme. Tale variazione può essere la conseguenza di diverse cause: virus o malattia, condizione di disidratazione, recupero inadeguato, fino a giungere al sovrallenamento, che vedremo in seguito, in un altro capitolo. Anche sotto sforzo queste variazioni possono accadere, a causa dell’altitudine, della temperatura, dell’umidità, dell’alimentazione, della massa muscolare impiegata e dello stress di gara.
Queste variazioni sono certamente da tenere in considerazione in un allenamento impostato unicamente sulla frequenza cardiaca.

FREQUENZA CARDIACA MASSIMALE:
La massima frequenza cardiaca rilevata in uno sforzo massimale.
Certamente un parametro interessante, ma meno importante nella costruzione dell’allenamento di quanto si possa credere.
Abbiamo visto poi nel precedente articolo di come sia importante ottenere dati rilevati e non stimati, per non incappare in errori anche grossolani.
Ovviamente, per poter rilevare i bpm a riposo, durante o dopo l’attività fisica, lo strumento indispensabile è il cardiofrequenzimetro.


UTILIZZO DEL CARDIOFREQUENZIMETRO:
Negli ultimi vent'anni l’industria del cardiofrequenzimetro è cresciuta su larga scala, in maniera esponenziale e se prima il mercato era praticamente dominato dal colosso Polar, ora le case produttrici sono sempre più competitive tra loro e lo standard qualitativo ha finito per beneficiarne, innalzandosi.
Costi relativamente ridotti e strumentazioni leggere e poco ingombranti hanno fatto si che il suo sviluppo incrementasse e che il “cardio” diventasse uno strumento di massa, non limitato all'elite.
Scientificamente esso è costituito da una fascia elastica contenente un trasmettitore a elettrodi, il quale invia segnali amplificati del battito cardiaco ad un ricevitore a forma di orologio o microcomputer. Questi segnali nel corso degli anni sono stati “schermati” o “codificati” in modo da non entrare in conflitto con altri cardiofrequenzimetri nelle vicinanze, in seguito sono nate diverse tipologie di segnale come “ANT+” o “WIND” ma il concetto di base è rimasto pressoché tale.
I produttori hanno continuato a lavorare poi su altri concetti, in particolare sull’interfaccia grafica, migliorando l’analisi dei dati post allenamento su computer, grazie a software più approfonditi e predisponendo i propri strumenti per autentici server interattivi e di condivisione.


A questo punto l’iter che immaginerete vi possa consigliare sarebbe questo: acquistare un cardiofrequenzimetro, svolgere un test di soglia anaerobica ed allenarvi quindi controllando la frequenza cardiaca…giusto? 
Ni, più no che si, ed ora vediamo il motivo di questa mia risposta propendente al negativo.

Per comprendere meglio la mia affermazione dobbiamo tornare ad osservare quanto scritto a inizio articolo, ovvero di come la frequenza cardiaca sia solo uno dei parametri cardiocircolatori ed in particolare porre massima attenzione sul ruolo del volume di scarica sistolica e della gittata (o gettata) cardiaca.


Andiamo con ordine, dalla fisiologia sappiamo che il volume di scarica sistolica aumenta nel passaggio dal riposo all'esercizio fisico, ma sappiamo anche grazie a diversi studi di ricerca, di come esso aumenta fino ad intensità prossime al 40-60% del massimale, salvo poi rimanere essenzialmente invariato sino al raggiungimento del massimale.
Inoltre è fondamentale sapere che in posizione supina il sangue ritorna più facilmente al cuore, piuttosto che in posizione eretta, quando si assiste ad una stagnazione nelle estremità inferiori, questo fa si che i valori di scarica sistolica siano più alti, a riposo, rispetto a quelli in posizione eretta.
Vi chiederete sicuramente il motivo di tutto ciò e per dare una risposta ai vostri quesiti non posso esimermi dall'inserire un concetto fondamentale, quello di gittata cardiaca.


Q (gettata cardiaca) = HR (frequenza cardiaca) x SV (volume di scarica sistolica)


Riprendendo il concetto di qui sopra, sulla variazione del volume di scarica sistolica da disteso a eretto, converrete con me come nel passaggio dalla posizione di riposo a quella eretta, camminando ad esempio, la frequenza cardiaca salga rispetto alla posizione supina. 


Osservando la formula di qui sopra e sapendo che in posizione eretta SV si riduce, è evidente il motivo per cui la frequenza cardiaca aumenti: per mantenere la gittata cardiaca.
Questo stato di “equilibrio” è fondamentale per assicurare sempre adeguato rifornimento ai tessuti, aumentando la velocità della circolazione all'aumentare dello sforzo. 
Vi chiederete dunque dove voglia andare “a parare” con tutto ciò, ebbene…questa introduzione era fondamentale per poter descrivere uno dei processi più interessanti, che fanno si che in determinate situazioni allenarsi esclusivamente con la frequenza cardiaca possa essere limitativo:
 la DERIVA CARDIACA.

Ci appelliamo ancora una volta alla fisiologia per comprendere ciò che accade durante un esercizio aerobico prolungato (o ad alte temperature), nel corso del quale si verifica un aumento della frequenza cardiaca, dovuto all'abbassamento del volume di scarica sistolica (fate riferimento sempre a Q=HRxSV), oltre ad un calo della pressione arteriosa sistemica e polmonare.
 Non entrerò nel merito dei motivi che portano alla deriva cardiaca, per dovere di informazione vi dirò soltanto esistono due studi contrapposti, il primo afferma che la causa scatenante tale deriva sia da ricercare nell'aumento della frazione di gettata cardiaca diretta ai vasi della cute, dilatati per disperdere calore ed evitarne l’aumento di temperatura corporea; con conseguente riduzione del volume di sangue di ritorno al cuore e diminuzione del volume di scarica sistolica.

Il secondo studio invece (University of Texas, Dr. Coyle) ridiscute completamente il concetto, pertanto non mi dilungherò, mentre preferisco sottoporvi un chiaro esempio affinchè possiate meglio comprendere.

Fig.3 – Deriva cardiaca illustrata dalle risposte circolatorie ad un esercizio prolungato, svolto ad intensità moderata, in stazione eretta e temperatura 20° C. Valori espressi in percentuale rispetto alla rilevazione a 10 minuti dall’inizio dell’esercizio. (J.H.Wilmore – D.L.Costill, pag.265, Fisiologia dell’esercizio fisico e dello sport)
La figura di qui sopra rende sicuramente l’idea e descrive al meglio quanto scritto sotto, si nota quindi la crescita progressiva della frequenza cardiaca al diminuire della pressione arteriosa e del volume di scarica sistolica, mentre ovviamente la gittata cardiaca “lotta” per mantenersi costante.

Fig.4 – Analisi di un “blocco” di allenamento svolto a ritmo (passo al chilometro) costantemente al MEDIO.

Analizzando i vostri file vi accorgerete di come la deriva cardiaca si presenti puntualmente, in linea di massima in atleti di medio-alto livello la risposta della frequenza cardiaca tende a crescere in misura meno elevata che in atleti meno allenati e soprattutto si presenta in un lasso temporale più lontano dal momento di inizio attività.

Fig.5 – Allenamento speculare svolto con 18°C. Evidente l’aumento della FC dopo i 20’. (Zetatraining)
Le figure 4 e 5 sono la chiara dimostrazione di come la deriva possa variare in funzione della temperatura esterna su allenamenti confrontati tra loro del medesimo atleta.Come si nota il passo al chilometro è risultato essere perfettamente costante, come da richiesta in fase di preparazione allenamento. L’atleta è stato quindi ligio impostando un ritmo in linea pienamente con i parametri ricercati, questo perché tutto il piano di allenamento è stato impostato sul passo al chilometro, e non sulla frequenza cardiaca. Se si fosse fidato ciecamente della frequenza stessa attorno al venticinquesimo minuto avrebbe dovuto ridurre la velocità vanificando la media finale.


DERIVA CARDIACA MA NON SOLO…
Il fenomeno della deriva cardiaca non è l’unico “limite” della frequenza cardiaca come sistema di monitoraggio dell’allenamento, tant'è che conoscendo il proprio atleta a fondo e tale fenomeno, ci si può comunque convivere; però tra gli svantaggi restano i già indicati nel paragrafo di qui sopra (frequenza cardiaca a riposo): alimentazione, stress, recupero inadeguato, temperatura e soprattutto ritardo di risposta (quando iniziate una ripetuta non portandovi in anticipo nel range corretto di bpm vi accorgerete di come essa inizialmente sia ben più bassa, salvo poi salire nei secondi / minuti successivi e poi eventualmente stabilizzarsi), che fanno si che la frequenza cardiaca possa subire importanti variazioni da un giorno con l’altro.

CARDIOFREQUENZIMETRO SI/NO?
Con questo articolo ovviamente non voglio demonizzare nulla, se mai analizzare pregi e difetti e per farlo al meglio ritengo necessario distinguere per ogni disciplina relativa al “mondo corsa” quale sia lo strumento di controllo migliore, al fine di trarre il massimo dal proprio allenamento.
Sono sicuramente a favore di questo strumento fondamentale per ogni runner che si rispetti, ma come ripeto in alcune discipline questo è primario, in altre è secondario in quanto “superato” dall'utilizzo del passo al chilometro.




La tabella di qui sopra racchiude alcuni consigli sullo strumento preferibile a seconda della disciplina praticata, come evidenziato qui sopra al giorno d’oggi lo strumento più completo e funzionale deve essere necessariamente dotato di GPS, in maniera tale da controllare dettagliatamente i ritmi di corsa ed ovviamente con il monitoraggio della frequenza cardiaca, in aggiunta. Va da sé che le variabili dei cosiddetti “sport da dislivello”, in cui la salita e le variazioni di pendenza sono predominanti, quasi obblighino a lavorare con il cosiddetto cardio, escludendo il ritmo / passo al km.



Concludendo, pregi o difetti che si voglia, ci troviamo di fronte ad uno strumento indispensabile per il controllo dell’allenamento, anche se purtroppo però gran parte dei clienti finali acquista questo importante strumento e lo sfrutta solo per un 30-40% rispetto a quanto potrebbe essere fatto con una maggiore conoscenza, soprattutto lo fa senza sapere i propri reali valori in termini di soglia aerobica ed anaerobica, allenandosi a sensazione per anni, su basi spesso errate e quasi sempre tendenti alla sovrastima di sé stessi.


Grazie dell’attenzione, alla prossima!

Davide Zecchi
Dott. in Scienze Motorie
www.zetatraining.it

Fonte: InfinityRun






mercoledì 30 marzo 2016

MINI + JUNIOR TCE

buongiorno a tutti,

come anticipato siamo a proporre un nuovo appuntamento SPECIALE con il miniTrail.
Speciale per tanti motivi.

Speciale perché stiamo parlando del primo miniTrail a Padova e in Italia.
Speciale perché quest'anno si rivolgerà - sempre per la PRIMA volta in Italia - ai ragazzi dai 13 ai 17 anni.
Speciale perché è in concomitanza con la Traversata dei Colli Euganei, che è senza dubbio il primo, il più amato e il più importante trail del nostro territorio.
Speciale perché insieme a Voi vogliamo renderla una giornata speciale...

stiamo parlando di mini + Junior TCE:
di seguito il volantino e il link per le iscrizioni.
(Trovate tutte le info anche sul ns sito)

NOTA BENE
Dato il carattere sperimentale e promozionale della JuniorTCE abbiamo pensato di estendere la possibilità di partecipare anche a ragazzi più piccoli di 13 anni, indicativamente dai 10-11 anni in su, ma che siano già "esperti" e pronti ad affrontare un percorso più lungo e decisamente più "tecnico". Nel modulo iscrizioni è possibile esprimere già questa preferenza.

LE PARTENZE HANNO ORARI DIVERSI
9.30 Junior TCE
10.00 mini TCE

si raccomanda la puntualità e di arrivare con un po' di anticipo per il ritiro pettorali, riscaldamento o completare le iscrizioni...
 
Vi aspettiamo, TUTTI !







martedì 29 marzo 2016

TEST LA SPORTIVA ULTRA RAPTOR GTX


Pubblico questa recensione su una scarpa che mi ha accompagnato per centinaia di chilometri su terreni di ogni genere. Estremamente comoda e protettiva, un po' pesante ma con una aderenza della suola incredibile su ogni tipo di fondo.

Una scarpa per correre e camminare in montagna di alto livello, questo è La Sportiva Ultra Raptor GTX. Una scarpa adatta a muoversi velocemente su terreni accidentati, sentieri scoscesi, fango, erba e pietre bagnate, neve. Un scarpa adatta a stare in giro per ore, siano gare o allenamenti di lunga distanza, se fa freddo, piove o nevica ancora meglio. In fondo il Gore-Tex serve proprio a questo, a impermeabilizzare il piede e a tenerlo il più possibile caldo e asciuto. E' una scarpa che fornisce protezione, basta osservarla con cura e prenderla in mano per vedere tutti i rinforzi che proteggono punta e tallone. Una volta calzata sembra rigida al primo impatto, conviene legare le stringhe ma senza stringerle troppo, poi iniziando a muoversi ci si accorge che il piede è ben fasciato dalla scarpa e molto stabile su sfondo connesso.
A questa stabilità contribuisce la suola FriXion XF, che ha al centro una zona Impact Brake System, una struttura che assorbe gli impatti. Una suola “artigliata” con tasselli orientati che danno grip in tutte le direzioni, salita, discesa e traversi.
E' una scarpa adatta ad un uso molteplice, è anche “fashion”, soprattutto nel modello di colore azzurro. Personalmente la uso, oltre che per correre e camminare in montagna, anche nelle uscite in mountain bike, visto che non utilizzo le scarpe con l'aggancio rapido e con questa scarpa si riescono a fare notevoli itinerari in cui si alternano i tratti in bici con quelli a piedi.
Insomma una vera scarpa “all-round” per andare in montagna in tutte le condizioni.



LA VELENOSA 2016 - BOLZANO BELLUNESE (BL)



LA Kermesse all'ombra del monte Schiara si rinnova e cresce edizione dopo edizione...


Un nuovo sito e un nuovo logo per una manifestazione che ogni anno cresce sempre di più....
Partirà domenica 22 maggio alle ore 09.30 a Bolzano Bellunese, a pochi chilometri da Belluno, “La Velenosa”, manifestazione podistica che corre lungo i sentieri alle pendici del Monte Terne, all’ombra del Monte Schiara e della Gusela del Vescovà, simboli importanti di tutta la Val Belluna.

Giunta alla terza edizione “La Velenosa” vuole entrare a pieno diritto tra le manifestazioni podistiche venete più importanti. Il Comitato Organizzatore in collaborazione con Dynafit è riuscito a mappare e tracciare in modo permanente il percorso di circa 14 chilometri e 1000 D+ divenuto sede abituale d’allenamento dei runners bellunesi.

“La Velenosa” attraversa dei luoghi d’incredibile bellezza come ad esempio il “Bus del Buson” dove la particolare conformazione morfologia regala a questa sorta di anfiteatro naturale un’acustica quasi perfetta, non a caso, in questo luogo sono stati organizzati eventi musicali e durante il passaggio degli atleti gli artisti scandiscono il ritmo della corsa a suon di note.
In questi giorni, grazie al supporto del top sponsor Sinteco, è stato reso pubblico il nuovo sito web www.lavelenosa.it dove si possono trovare tutte le informazioni relative al programma e alla logistica della manifestazione, inoltre si può scaricare la traccia gpx per seguire alla perfezione e avere tutti i riferimenti del tracciato.
  
Tra le pagine web, oltre a vedere il nuovo logo de “La Velenosa”, tutti i corridori potranno trovare i link per iscriversi alla gara del 22 maggio, due sono le opzioni 14 e 5 Km.
Le iscrizioni si chiuderanno al raggiungimento di 1000 partecipanti totali.




TRANSCIVETTA KARPOS: FINO AL 31 MARZO ISCRIZIONI AGEVOLATE



Alleghe (Dolomiti Bellunesi), 18 marzo 2016 – Rimangono pochi giorni per poter usufruire della quota di iscrizione agevolata alla Transcivetta Karpos 2015, evento che si svolgerà il prossimo 17 luglio. Fino alla mezzanotte del 31 marzo, infatti, l’adesione alla tradizionale gara di corsa in montagna che si svolge tra Listolade e i Piani di Pezzè di Alleghe (Dolomiti Bellunesi) costerà 70 euro a coppia. Dall’1 aprile il costo sarà invece di 80 euro a coppia. Ogni partecipante riceverà, come per le ultime quattro edizioni, un capo tecnico realizzato da Karpos, il brand outdoor di Manifattura Valcismon, l’azienda di Fonzaso (Belluno) da sempre vicina allo sport e, in particolare, agli sport della montagna e agli sport di resistenza.
Con la quota di iscrizione ogni partecipante potrà usufruire anche dei numerosi servizi messi a disposizione dallo staff organizzativo.  «In particolare» spiega Erminio Ferretto, coordinatore del  gruppo di lavoro dell’evento, «stiamo lavorando per potenziare la logistica in zona partenza e in zona arrivo, con particolare riguardo  ai servizi igienici, agli spogliatoi e al servizio di deposito borse».
Tra i motivi d’interesse della Transcivettta Karpos 2016 ce anche uno legato Venice Marathon. «Prosegue la sinergia instaurata con l’organizzazione della Venice Marathon, una bella alleanza tra due eventi che hanno scritto e vogliono continuare a scrivere pagine importanti del podismo veneto» dice ancora Ferretto. «Ecco dunque che, come già lo scorso anno, anche in questo 2016 tra tutti coloro che si cimenteranno nella Transcivetta Karpos verranno infatti estratti otto pettorali, due per quattro coppie, che daranno diritto alla partecipazione gratuita a quella che costituisce una delle maratone più suggestive al mondo e che, con partenza da Stra e arrivo in Riva Sette Martiri, si svolgerà il 26 ottobre.
Per tutti i dettagli si può consultare il sito ufficiale della manifestazione, www.transcivetta.it



venerdì 25 marzo 2016

ANCORA MINITRAIL

Ecco i prossimi appuntamenti.

Nell'ordine:

- Capraia Wild miniTrail, sabato 2 aprile - ore 15, Isola di Capraia (Li)
- miniTrail del Patriarca, domenica 3 aprile - ore 10.15, Villa di Cordignano (Tv) 


A seguire

 - mini+JuniorTCE, domenica 10 aprile - ore 9.30 / 10, Villa di Teolo (Pd)



Nel frattempo continuano le attività di "training" in trentino (#vigolanaminitrail), ma si sta anche avvicinando l'attesissimo CAMP miniTrail.
Al link trovate il programma con indicate le attività, le uscite (i chilometraggi e le durate!!!) e il materiale richiesto per partecipare.
Vi lasciamo qualche giorno di tempo prima di aprire le iscrizioni, in modo che possiate valutare attentamente la proposta.
Ci saranno solo 15 posti disponibili per i miniTrailer non trentini per cui prevediamo che i posti andranno "bruciati" quasi all'istante.

Apriremo le iscrizioni martedì 29 marzo alle ore 8 - troverete il LINK sul nostro sito






PASQUETTA ALTERNATIVA CON MINITRAIL




ciao,
hai voglia di passare una Pasquetta all'aria aperta sui colli?
Magari in uno dei pochi angoli non affollati???

Perfetto, unisciti a noi, "armato" di guanti, forbici e buona volontà, andremo a pulire i sentieri su cui faremo correre i nostri piccoli campioni il prossimo 10 aprile.
Naturalmente alla fine faremo un bel pic-nic.

Ritrovo a Villa di Teolo in piazzetta Baccarin alle 9.30






RECENSIONE SAUCONY PEREGRINE 6.0



Appena presa in mano la nuovissima scarpa da trail running Saucony Peregrine 6 (disponibile sull’e-commerce di Mud and Snow, sia per uomo sia per donna) appare molto leggera per essere un modello da trail, pesa infatti solo 266 gr; la suola non è Vibram ma sembra comunque che abbia un grip ottimo, è costruita con canalini e denti aggressivi e belli da vedere , ma saranno anche efficaci sui sentieri?
Lo scopriremo presto, il test inizia!
L’intersuola è in “EVERUN”, una tecnologia che assicura un aumento significativo di ammortizzamento rendendolo più fluido ed efficace per tutta la durata della vita della scarpa, con una netta riduzione dei picchi di pressione sul tallone.

 

L’EVERUN nella Peregrine non forma tutta l’intersuola della scarpa ma è inserito per uno spessore di 4 mm nella zona tallonare (la Heel Topsole), il resto dell’intersuola è in SSL (Saucony Superlight Eva), una speciale mescola di EVA soffiata, 15% più leggera di quella classica.
La scarpa presenta una grande flessibilità probabilmente grazie alle lamelle sull’avampiede (Tri Flex Outsole) che si flettono senza cedere alla pressione e donano una maggiore superficie di appoggio e una maggiore forse propulsiva. Il peso è ridotto ma la suola robusta e l’ammortizzazione la rende un prodotto interessante per tutte le distanze.
Appena indossata per camminare risulta subito comoda anche per chi ha la pianta larga ma al tempo stesso fasciante. Questa caratteristica è ottima quando il piede nelle discese tende a non avere un appoggio preciso: in questo caso al posto delle comode scarpe a “pantofole” meglio una scarpa che guidi con precisione ogni tuo passo pur dando al piede il giusto spazio che richiede nelle lunghe percorrenze.
Indossata per un primo test in una giornata di pioggia e fango si scopre subito un gran potenziale in questa nuova edizione della Peregrine.
I canalini profondi nella suola non stanno li per bellezza come in tante scarpe , ma scaricano acqua e fango rapidamente. In condizioni di eccessivo fango una scarpa da strada o una da fuoristrada con suola liscia per assurdo può essere una soluzione migliore che una scarpa da trail con tacchetti finti che accumulano terra sotto i piedi facendoli diventare due mattonelle; quelli della Peregrine 6 non sono così.
Gli intagli sono ad angolazioni opposte per favorire all’occorrenza il grip in salita o in discesa, sulle pietre bagnate la mescola della scarpa tiene bene e in discesa l’intersuola EVERUN ammortizza anche meglio di come si poteva ipotizzare al tatto.
La nuova suola Powertrack è rigida ma flessibile all’occorrenza per la trazione ; non fa sentire gli ostacoli sotto di lei per effetto della tecnologia la EBO (External bedrock outsole) che protegge da sassi e terreni sconnessi.
La punta risulta abbastanza protettiva ma non troppo rigida e in cima ad essa sono posti gli ultimi tacchetti per i pendii più ripidi.
La dinamicità e la trazione dell’avampiede fa perdere poca spinta e secondi preziosi rispetto una scarpa da strada, al test è risultata una scarpa molto reattiva, anche sull’ asciutto, su sassi, erba e foglie la scarpa fa il suo dovere.
Il Drop tra avampiede e tallone è di soli 4 mm . Questo cosa vuol dire? Che chi ne ha per andare forte può sfruttare questo vantaggio spingendo con l’avampiede, ma anche gli atleti più lenti con appoggio di tallone potranno contare sulle tecnologie illustrate prima, che rendono la corsa in ogni situazione confortevole.





La Saucony Peregrine 6 è quindi consigliata ad una vasta gamma di atleti , dal più veloce e leggero che corre sull’avampiede a quello un pò più pesante o lento che ha bisogno di ammortizzazione nel tallone .
Infine la pellicola FlexFilm sulla tomaia, oltre che confortevole è molto più protettiva del modello precedente che tendeva col passare dei chilometri a cedere all’esterno; la tomaia è molto traspirante e all’interno il piede, grazie al materiale utilizzato Run Dry, rimane asciutto, evacuando velocemente il sudore e l’eventuale pioggia.
Non risulta avere inserti riflettenti al buio.
Test eseguito dal 27 Febbraio all 12 Marzo 2016: 90km 2000d+ 50% single track 30% prati e forestali 20% asfalto 
Tester: Gianluca Di Meo (Atleta Team Mud and Snow)
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Fonte: Mudandsnow