lunedì 27 giugno 2016

INTEGRATORI: VOGLIAMO LA SALUTE O LA PERFORMANCE ?



Come salvare capra e cavoli

Trattandosi di una realtà a parte rispetto ai due universi rappresentati dagli alimenti e dai farmaci, considerazioni specifiche andrebbero riservate quando si parla di integratori. E invece molto spesso si cade nell’errore di immaginarli al pari livello degli alimenti, essendo esenti dall’obbligo di prescrizione medica. Una svista comune è anche assumere integratori senza una reale convinzione dei potenziali benefici, appellandosi, anche nel più negativo dei casi, ad una sostanziale assenza di effetti collaterali.
Gli integratori devono essere visti come principi attivi da utilizzare in modo calibrato e sotto un’indicazione esperta e competente. Da biologo nutrizionista vi propongo una classificazione recente (gennaio 2016) sugli effetti degli integratori che interessano da vicino lo sportivo:


Efficacia dei principi attivi presenti negli integratori per attività di resistenza, di forza e per la salute. Verde: forte evidenza di effetti sulla performance. Ocra: evidenze scarse o ancora da verificare. Marrone: mancanza di evidenza scientifica, oppure sostanza bandita dalla WADA (World Anti-Doping Agency), oppure alto rischio di contaminazione con sostanze bandite. Fonte: Free Radical Biology and Medicine - New Strategies in Sport Nutrition to Increase Exercise Performance (2016).


Diamo un rapido sguardo ad alcune delle sostanze il cui effetto positivo sulla performance è verificato.
Sulla caffeina abbiamo già ampiamente discusso, e sappiamo che oltre il 90% degli umani adulti fa uso quotidiano di almeno di una fonte di questa sostanza. Il suo consumo a basse dosi può dare risultati positivi all’interno di un programma di allenamento nell’ottica di riduzione della sensazione di fatica, tuttavia conoscendo gli effetti collaterali è opportuno evitarne il consumo ad alte dosi o in associazione con altri stimolanti. Personalmente mi trovo in disaccordo con gli autori della tabella qui sopra, in quanto riportare la caffeina nella colonna verde suggerisce in modo erroneo l’assenza di rischi associati alla sua assunzione.

La creatina è interessante più che altro per chi pratica sport di squadra e nei runners che si concentrano su distanze brevi e in pista. La somministrazione di creatina è in grado di aumentare fino al 20% i livelli fisiologici nel sangue, favorendo maggiore volume muscolare e forza esplosiva. Gli effetti collaterali sono a carico dei reni, soprattutto per integrazioni elevate sul lungo periodo.

Il succo di barbabietola è entrato di strapotenza nel mercato americano degli integratori, rappresentando una fonte sicura ed economica di nitrati. Tali sostanze producono una vasodilatazione muscolare, molto efficace nell’ossigenarne i distretti e massimizzandone il nutrimento e la rimozione delle scorie. Personalmente trovo importante il consumo di nitrati per favorire gli adattamenti dell’allenamento endurance sul lungo periodo, ma può essere addirittura essenziale nel limitare il danno muscolare in situazioni di ipossia, oppure in acidosi (utile dagli sprint a massima intensità, fino alle ultra sky race).

La beta-alanina, contenuta in prodotti animali come la carne, se apportata regolarmente è efficace nel migliorare l’esercizio breve ad alta intensità. Il suo apporto ad alte concentrazioni come ad esempio negli integratori può essere causa di blandi effetti collaterali come il formicolio cutaneo.

La vitamina D è estremamente potente in quanto pro-ormone in grado di agire sulla funzionalità di sistema immunitario, apparato cardiovascolare e muscolo-scheletrico. Un’esposizione alla luce solare di almeno 15 minuti/die ci assicura il soddisfacimento del fabbisogno minimo durante i mesi estivi; per il restante periodo dell’anno ci affidiamo alle fonti alimentari, tuttavia pochi cibi ne contengono quantità significative: latte, pesci grassi, uova e alcuni funghi cresciuti in serra. Una carenza può essere estremamente dannosa nel contesto di un programma di allenamento, poiché in grado di minare gli adattamenti muscolari e ossei -oltre alla regolarità degli allenamenti se viene coinvolto il sistema immunitario-. Integrare può essere una buona opzione soprattutto per chi spende molte ore della giornata in luoghi chiusi, facendo però attenzione a non oltrepassare il limite di 100 microgrammi giornalieri, soglia di tossicità stabilita dalle linee guida LARN del 2014.


Dopo una carrellata di sostanze con effetti benefici verificati spostiamo l’attenzione su principi attivi ancora in fase di vaglio scientifico, cercando di anticipare le risposte che ci darà la ricerca nei prossimi anni.

Le (-)-epicatechine contenute nel cioccolato fondente sono degli antiossidanti della famiglia dei flavonoidi, le cui molteplici azioni sembrano produrre adattamenti fisici positivi dell’atleta. In particolare un loro apporto regolare promuoverebbe la resistenza alla fatica muscolare, la formazione di nuovi vasi sanguigni e lo sviluppo del metabolismo aerobico (brucia-grassi). I dati clinici raccolti finora dimostrano un loro effetto sinergico con l’allenamento endurance in prospettiva di potenziamento della capacità aerobica. In attesa delle conferme scientifiche gli ultra-runners possono iniziare a testare su di se’ spuntini di cioccolato fondente (90% minimo) o ancor meglio i semi di cacao.

La vitamina B3 (niacina) si trova in molti prodotti animali (carne, pollame, pesce, uova) e verdure a foglia verde. In studi sul topo ha dimostrato buone capacità nell’induzione di adattamenti metabolici (aumento della spesa energetica e riduzione dei livelli di colesterolo nel sangue), tuttavia ogni aspetto deve essere ancora verificato sull’uomo.

Il resveratrolo è un potente antiossidante della famiglia degli stilbeni. La sua presenza si fa associare in maniera imprescindibile al vino rosso, ma è presente in moderate quantità anche in altri cibi come i mirtilli, cioccolato fondente, burro di arachidi e uva di qualità nera. In studi su animali ha dimostrato avere effetti importanti come promotore dell’ossidazione dei grassi e della capacità di endurance. Inoltre la sua popolarità è in crescita, tanto che lo troviamo in forma di integratore in molte farmacie. Pur essendo stato utilizzato con successo in alcuni trial clinici per la cura di individui obesi, al di fuori dell’ambito clinico i suoi effetti sul rimodellamento muscolo-scheletrico non sono chiari. Molti sono ancora gli aspetti da verificare prima di poter affermare che la sua integrazione è efficace in qualche direzione di tipo preventivo.

Conclusioni
Nonostante molti atleti abbiano introdotto l’integrazione come elemento di routine nel proprio quotidiano, alcuni di loro a macchia di leopardo stanno rivalutando le priorità, scegliendo di adottare un approccio ‘’food first’’ e attribuendo alle abitudini nutrizionali un ruolo sempre più essenziale. Dato il rischio di contaminazione da parte di alcuni integratori e il potenziale errore che i test farmacologici portano con se’, gli integratori devono essere somministrati solo in presenza di un razionale preciso.

Enrico Ponta
Biologo Nutrizionista  Evidence-based sport nutrition https://dottorponta.it






mercoledì 22 giugno 2016

L’INCREDIBILE STORIA DELL’UTMB




Sono le 4 del mattino di un sabato di fine estate.
Da piazza Balmat di Chamonix 720 atleti stanno per partire per la prima edizione dell’UTMB
È il 28 Agosto 2003.

Partenza UTMB 2003

Madame Poletti al timone, dopo un tentativo fallito da parte di altre organizzatori negli anni ’80 in seguito alla morte di un concorrente .
Tre gare in programma:
1.         150 Km 8000 D+ con il giro completo con tempo massimo 38 ore
2.         110 Km 6000 D+ Chamonix-Champex e
3.         67 Km 4000 D+ con arrivo a Courmayer
Gli atleti possono scegliere in corso di gara a quale traguardo fermarsi.
Sono i pionieri dell’ultratrail moderno, con pochi riferimenti, tranne qualche ultra tra cui la Reunion e in Italia alcune sky negli anni 90 e il primo ultratrail solo nel 96 (Ecomaratona dei Marsi vinta da Fabrizio Bernabei) .
Completeranno il percorso intero 67 atleti mentre gli altri si fermeranno alle distanze intermedie: 5 di loro sono italiani; i primi, Silvio Bertone e Gastone Barrichello, vestiranno anche la maglia della nazionale 24 ore .
Vincono il nepalese Dawa Sherpa in 20 ore  e 5 minuti e la giovanissima americana Kristin Moehl in 29 ore, che a soli 25 anni è una veterana delle corse di lunga durata.

Dawa Sherpa UTMB 2003

La favorita, Corrine Favre, un altro pezzo miliare della storia delle corse in montagna, decide di fermarsi al traguardo di Courmayer.
Nell’edizione successiva i traguardi possibili diventano 6 e il tetto massimo per concludere la prova più lunga passa a 44 ore.
Vince il francese Delebarre in 21 ore, alle cui spalle il vincitore della prima edizione Sherpa, mentre Colette Borcard si aggiudica la prova femminile.
Il primo italiano è Matteo Bertoli e gli arrivati passano a 420.
Ma è il 2005 l’anno in cui la corsa decolla.
2000 atleti al via, la gara viene affiancata dallo sponsor North Face, 4 i traguardi intermedi e poco più di 700 gli arrivati a Chamonix. Gli altri risulteranno finisher dei traguardi intermedi.
Un altro vincitore: questa volta è lo svizzero Christophe Jaquerod, terzo invece un certo Marco Olmo.

Marco Olmo

Prima delle donne un altro pezzo di storia di questa gara, la giovanissima inglesina Elizabeth Hawker.
Nel 2006 i traguardi intermedi vengono tolti e rimane solo la distanza più lunga. Nonostante questo giungono quasi diecimila preiscrizioni da tutto il mondo.
Viene creata cosi la CCC (Courmayer-Champex-Chamonix) per soddisfare le grandi richieste.
La macchina organizzativa aumenta tecnologicamente e si possono già seguire i corridori coi loro passaggi intermedi.
Arriveranno in meno della metà dei 2500 partenti e la vittoria andrà proprio all’italiano Marco Olmo, classe 1948 chechiude la prova in 21 ore e 6 minuti.
Vittoria femminile e record della corsa in 25 ore per Karine Herri, un’atleta che si era già aggiudicata prove come Gran Raid Reunion, G.R. Templiers e seconda alla Western States.
Il 2007 è un anno importante per l’UTMB.
Le richieste sono in continuo aumento, la gara viene portata a 160km e 9000D+.
Il tetto massimo dei partecipanti diventa 2000 per l’UTMB e 1500 per la CCC, mentre quelli preiscritti in ritardo avranno diritto a partecipare all’edizione successiva.
Vengono istituite gare qualificanti per l UTMB dell’anno successivo per creare una selezione maggiore alle numerose preiscrizioni.
1437 arrivati sui 2000 partenti.
Il favorito è l’americano Scott Jurek già vincitore di Badwater, Western States e Sparthatlon.
Rivince invece Marco Olmo in un tempo stratosferico di 17 ore e 54 minuti, precedendo atleti fortissimi e molto più giovani di lui.
Tra le donne vince una leggenda americana, Nikki Kimball.

Nikki Kimball

Nel 2008 il percorso passa a 166km e diventa più duro con l’aggiunta della salita che da Vallorcine porta a La Flegere  con 1000 mt D+ a soli 20 km dal traguardo.
Nasce la PTL, una corsa in autosufficienza in squadre composte da 3 atleti.
Grande livello, si impone un ragazzino già campione del mondo di Sky, Kilian Jornet, spagnolo, 20 anni capace di fermare il tempo record in 20 ore e 41 minuti.
Un passaggio di testimone dall’atleta italiano più vecchio vincitore, Marco Olmo, a quello più giovane, appunto Kilian Jornet.
Tra gli italiani , decimo posto per Massimo Tagliaferri e dodicesimo per l’altoatesino Ulrich Gross.
Prima donna e quattrordicesima assoluta Elisabeh Hawker.
Nel 2009 Nasce la TDS (Sur les Traces des Ducs de Savoie, circa 105 km e 6700mt D+) e i partecipanti alle 4 prove intorno ai 5000.
Per partecipare alle gare si procede per la prima volta col sorteggio.
Rivince nuovamente il giovane Kilian Jornet Burgada che precede Sebastian Chaigneau.

Kilian Jornet Burgada

Tra le donne, bissa il successo del 2003 Kristin Moehl Sybrowsky, lasciando per una volta alle spalle Elisabeth Hawker.
Primo italiano è Silvano Fedel che vestirà la maglia azzurra di ultratrail nel 2011 in Irlanda come capitano.
Il 2010 è un anno metereologicamente sfortunato. Piove a dirotto sull’UTMB. Viene fermato dopo alcune ore dalla partenza. La TDS viene annullata mentre la CCC riesce a essere completata.
Gli atleti dell’UTMB vengono riportati a Chamonix in serata per poi passare la notte in palestra.
Il giorno seguente da Courmayer 2000 ateti dell’UTMB e della TDS annullata partono sotto un bellissimo sole per una versione ridotta a 90km.
Vince il britannico Jeff Bragg sullo statunitense Mike Wolf.
Lo spagnolo Burgada, favorito del percorso più lungo si rifiuterà di partecipare al percorso ridotto in disaccordo con l’organizzazione sulla sospensione della gara .
Tra le donne la solita inglese Elisabeth Hakwer, i primi italiani sono primi Sangiorgi, Festa, Repetto e Di Meo.
Nel 2011, i punti da aquisire nelle gare di qualificazione per poter partecipare al sorteggio aumentano da 4 a 8 .
Meteo ancora sfavorevole in questa edizione e neve sui valichi più alti.
Gli organizzatori non vogliono che succeda quello che è successo nel 2010, ciò di interrompere la gara, per cui la partenza dalle 17:30 viene spostata alle 23 per permettere alla perturbazione di passare. Piove ancora alla partenza ma il tempo si aggiusterà nella giornata seguente
Arriveranno solo 1100 atleti sui 2300 partiti. La vittoria in 20 ore e 36 minuti andrà a Kilian Burgada su Karrera e Chaigneau. Tra le donne successo ancora per la Hawker.
Primi tra gli italiani Zanchi e Vallosio rispettivamente 32esimo e38esimo.
Il meteo sembra ancora una bestia nera per la settimana di gare di Chamonix. Il materiale obbligatorio aumenta di importanza e vengono dati rigidi parametri sulla giacca e imposti materiali obbligatori aggiuntivi come secondi strati o copriguanti impermeabili.
L’edizione 2012 non si potrà svolgere sul percorso TMB neanche in forma ridotta come nel 2010.
Troppi pericoli.
Viene adoperata una delle tantissime soluzioni alternative che la macchina UTMB ha preparato, tutto nel versante francese. Saranno 100km e 6000mt D+ sotto l’acqua costante dove si impone il francese Francois D’Haene sul pluricamione del mondo della 100km Jonas Buud e Michael Foote.
Tra le donne neanche a dirlo l’inglese Hawker fa poker di UTMB.

Lizzy Hawker

Primi italiani sono Filippo Canetta e Francesca Canepa.
Il 2013 finalmente è un edizione col sole.
Burgada ed Hawker seguono la gara facendo il tifo sui sentieri da spettatori questa volte e la lotta è a tre fino alla fine: si impone Thevenard del team Asics su Heras della Salomon e lo spagnolo Domiguez.
Tra le donne vince Rory Bosio facendo il record del percorso in 22 ore 37 minuti settima assoluta. Primo degli italiani una donna, Katia Fori, giunta quarta.
Nel 2014 viene istituita una gara più corta l’OCC (Orsières-Champex-Chamonix) di 58km.
Il percorso dell’UTMB è sempre l’originale e si impone Francois D’Haene che aveva già vinto nel 2012.
Tra le donne è sempre monologo di Rory Bosio.
Primo degli italiani Ivan Geronazzo 21esimo assoulto.
Nel 2015 Columbia prende il posto di North Face come mainsponsor.
Vince ancora Thevenard in 21 ore 9 minuti sul fresco vicecampione del mondo Hernado e David Laney.

Xavier Thevenard


Tra le donne si impone la campionessa del mondo Nathalie Mauclair.
Primi italiani Andrea Macchi, Ivano Molin e Christian Modena. Gli altri big italiani tutti costretti al ritiro.
Con l’entrata dell’ITRA nel panorama ultratrail internazionale, il sistema di punteggio è leggermente cambiato e i punti necessari per accedere al sorteggio passa da 9 a 15.
Il 26 Agosto partirà alle 18 la 14esima edizione.
Un altro pezzo di storia verrà scritto sui sentieri attorno al Monte Bianco.
Gianluca Di Meo – Tecnico istruttore Fidal


Fonte: MudAndSnow




LAVAREDO ULTRA TRAIL PREVIEW



A cura di Davide Grazelli

Mai come quest'anno un'edizione piena zeppa di talento, sia tra le donne che tra gli uomini.
Partendo dal gentil sesso, il nome da battere è quello di Rory Bosio da Truckee, California. Vincitrice a Cortina nel 2015, si ripresenta dopo un anno passato a fare le cose più diverse, compreso un reality show. Su questi terreni si è dimostrata incontenibile quando è in forma, chissà se la sosta prolungata ha influito sul suo stato di forma.



A darle filo da torcere troviamo un nome storico dell'ultratrail, Lizzy Hawker: negli ultimi anni è stata vittima di infortuni continui e si è concentrata sulla sua gara attorno al Rosa. Ma sia all'UTMB che in altre gare Lizzy ha sempre dimostrato di potersela giocare con tutti, uomini o donne che siano: un ritorno che stimola la fantasia di tutti quelli che l'hanno vista gareggiare.
Tra le aficionados di Lavaredo, il duo brasiliano Fernanda Maciel e Manuela Villaseca. Se la Maciel difficilmente qui è scesa dal podio (ed ha dimostrato alla MdS che è in stato di forma assoluto), anche la Villaseca a Lavaredo ha sempre fatto bene: entrambe conoscono il percorso ed hanno il tifo dei locali.
Uxue Fraile l'abbiamo definita più volte il trattore basco: non sbaglia mai gara, e l'andatura con cui parte se la porta fino all'ultimo chilometro. Se le condizioni meteo saranno dure, è un nome da tenere presente anche per la vittoria, ma sul podio può finire sempre e comunque.
Accoppiata svizzera per Andrea Huser e Denise Zimmermann. La Zimmermann manca forse qualcosa in velocità (ma garantisce sulla durata), mentre la Huser sta rapidamente salendo al vertice della specialità. Viene dalla vittoria ad Annecy e da due secondi posti a Transgrancanaria e Madeira Island Ultra Trail e rispetto all'anno scorso ha gareggiato meno, con risultati immediati.


  
La kiwi trapiantata a Londra Sophie Grant potrebbe essere un nome da spendere, visto che ha avuto una crescita incredibile negli ultimi due anni, altrettanto pericolosa Holly Rush, che nonostante sembri più a suo agio su percorsi veloci e scorrevoli (o sull'asfalto della Comrades) ha lavorato molto per essere all'altezza anche off-road: la sua velocità le verrà sicuramente comoda nei lunghi tratti corribili della seconda parte di gara.
Le italiane? Tanta roba. La Canepa risulta iscritta, ma ha gareggiato questo weekend alla Mozart 100... se bisserà a Lavaredo sicuramente non sarà freschissima.
Ci si aspetta di vedere Federica Boifava al debutto stagionale: sappiamo tutti dove può arrivare, e ci auguriamo di vederla battagliare davanti con le prime. Lisa Borzani deve vendicare una LUT 2015 non alla sua altezza, ed ha dimostrato di essere in forma quest'anno. Ci sarà anche Yulia Baykova. E' bellissimo rivederla finalmente pronta a battagliare, dopo che alla LUT 2015 aveva ricominciato un percorso.
Il nome più atteso, è inutile nasconderlo, è quello di Cristiana Follador: nel 2016 è stata pressochè imbattibile, con un secondo alla Corsa della Bora e tutte vittorie a Maremontana, Alpago, Soglio, 3 Castelli e Mugello. Alle prese con la tripla cifra sarà tutta da vedere, ma il talento c'è.
Uomini. Uh, che ammucchiata.
Andiamo con ordine, partendo dagli statunitensi. Primo nome da segnare è Mike Foote, che qui alla Lavaredo ha già fatto bene, e lo stesso vale per il britannico trapiantato in Colorado Nick Clark: l'anno scorso ha studiato, quest'anno torna incattivito, e che sia in forma l'ha fatto vedere a Jemez 50 che è comunque una gara dura per gli standard USA. Occhio anche a Jorge Maravilla, proprietario di San Francisco Running Company: è uno tosto.
Il plotone europeo lo guida Gedeminas Grinius: terzo ad Hong Kong, secondo a Gran Canaria, forse non ha ancora l'esplosività che aveva dimostrato nel 2015, ma conosce la gara e sa dove mordere. Occhio che sta crescendo anche un connazionale, Andrius Ramonas, che promette benissimo!



Tra gli spagnoli Yeray Duran aveva fatto il botto l'anno scorso con un ottimo terzo posto ed una gara gestita al meglio. Ma non ha più brillato come a Lavaredo se non ad Hong Kong con un buon quinto. La carta che potrebbe scompigliare il mazzo è Pau Capell, con un 2016 stellare in tutte le gare UTWT: Hong Kong quarto, transgrancanaria terzo, Australia primo. In forma strepitosa. Anche Pau Bartoloalla TDS ha dominato... qui è un percorso meno tecnico e sulla carta ha davanti parecchia gente. Javi Dominguez non ha tenuto la forma che lo aveva portato sul podio all'UTMB quattro anni fa: l'anno scorso si era ritirato a Federavecchia ed anche all'UTMB non aveva finito, non lo vedo a giocarsi le posizioni che contano. Heras, invece, è oramai è diventato uno spauracchio da agitare pre gara, ma non parte mai: che abbia i mezzi per fare quello che vuole è assodato, ma oramai è tanto che non fa vedere il suo talento.
Passiamo ai cugini d'oltralpe che scendono come sempre con una colonia nutrita.
Sylvain Court e Julien Chorier dovrebbero essere le punte di diamante, con il secondo che rinuncia alla WS per fare Lavaredo. PoiBuffard, che ha da vendicare il ritiro del 2015 e i reunnionais Thevenin e Horau possibili protagonisti. Ci piace segnalare ancheGuillame Peretti, ex recordman del GR20 che in queste settimane è tornato nelle news grazie al nuovo record di D'Haene.
Per Sua Maestà Elisabetta correranno un ritrovato Jez Bragg, e soprattutto Andy Symonds che ci sta prendendo gusto con le lunghe distanze: Andy è destinato a vincerne una a breve, e se fosse proprio qui a Cortina?



Altro pezzo da novanta è Jonaas Buud: mai, e dico mai, escluderlo da un possibile podio. E' metodico, preciso, preparato fino all'esasperazione. E alla LUT ce n'è pezzi dove far girare le gambe: nessuno meglio di lui può sfruttarli.
Armando Texeira e Francisco Freitas rappresentano il Portogallo: bravi, ma giocheranno a ridosso dei primi, difficile vederli davanti, più facile giocarsi Sangé Sherpa come possibile sorpresa. O l'austriaco Thomas Wagner che ha vinto con merito la 100 miles of Istria.
Io vedo bene i due che vengono da Down Under, il neo papà Scott Hawker che l'anno scorso aveva fatto un magnifico quarto posto, ed il vegano Vlad Ixel.
Bravi, simpatici e veloci, se la giocheranno fino alla fine.
Chi manca? Gli italiani diamine!
Qui c'è solo l'imbarazzo della scelta, i nomi pesanti ci sono praticamente tutti.



Il primissimo nome da spendere dovrebbe sempre essere Fulvio Dapit: per palmares ed esperienza non c'è nessuno che gli si avvicina in Italia. Ha dimostrato di aver digerito la tripla cifra con belle prestazioni in gare importanti. L'unico vero punto interrogativo è la gestione di gara che alla LUT l'ha mandato fuori giri due volte quando era a giocarsi il podio. Può fare tutto, compreso vincere, ma ha bisogno di una giornata perfetta e di tenere dal punto di vista tattico.
Poi seguirei con Giulio Ornati, in forma strepitosa e che ha fatto vedere ad Annecy di essere tranquillamente a livello europeo: anche per lui bisogna parlare concretamente di possibilità di top 5 o podio.
Se si parla di Lavaredo è criminale non menzionare Marchino Zanchi: non ne ha sbagliato una e l'anno scorso si è preso il lusso di abbassare il suo tempo e mettere dietro qualche nome nobile. Come Stefano Ruzza, che aveva chiuso comunque con una buona prestazione: lo sappiamo tutti di cosa è capace Stefano ed in questo 2016 ce lo ha già dimostrato.
Christian Modena invece una giornata dritta a Lavaredo l'aspetta da due anni: a livello di motore è assoluto, lo vogliamo vedere dove gli compete.
Ed un altro che vorrà prendersi una bella rivincita è Ivan Geronazzo: un 2015 travagliato, e quella ferita qui a Lavaredo che non gli aveva permesso di giocarsela fino in fondo: la grinta non gli manca sicuro, la voglia di soffrire meno che meno.
Stefano Trisconi dovrebbe essere carico al punto giusto, così come Giuliano Cavallo che si è portato a casa il Licony: Giuliano in giornata se la può battagliare con tutti, speriamo arrivi integro e pronto a giocarsi tutte le carte.

Alexander Rabensteiner si presenta con la vittoria alla 100 Porte che ce lo ha mostrato in grande forma, mentre Andrea Macchi era stata un po'la sorpresa dell'UTMB con una gara regolarissima fno all'ultimo. Potrebbe sorprendere se la gara si fa dura. Dopo la MdS vissuta in prima linea anche Paolo Pajusco ha grosse potenzialità. Da vedere su una gara così.
Per ultimi tengo il padrone di casa Ivano Molin, che alla LUT non sgarra mai e che va sempre contato nelle posizioni calde, ed i due alfieri dello SPIRITO TRAIL TEAM Daniele Gaido e Francesco Rigodanza: il primo ha messo a posto qualche problemino patito nel 2015 ed ha dimostrato in questo inizio stagione di poter fare benissimo. E la distanza è la sua. L'altro, vabbè, lo conoscete oramai, è un pazzo scriteriato criminale che getta nelle gare cuore, anima e gioventù e spesso ne esce vincitore. La distanza potrebbe essere un incognita. Ma tanto seguirà l'istinto e si butterà a capofitto nell'avventura. Possibile sorpresa.



CAMMINARE A PIEDI NUDI


A partire dagli anni novanta, probabilmente come risposta all’invasione della tecnologia nel nostro quotidiano, si sono diffuse, in una buona fetta della popolazione occidentale, una serie di pratiche naturalistiche.

Abbiamo visto così aumentare la sensibilità verso gli animali, sono aumentati in maniera considerevole le persone che optano per un’alimentazione vegana; ampi e spesso accesi dibattiti creano, ancora oggi, tutte quelle cure che, talvolta rifiutando la medicina ufficiale, ruotano intorno all’omeopatia e alle cure naturali.

Vere e proprie class action sono state intraprese nei confronti dell’inquinamento elettromagnetico. E’ di questi mesi la ribalta mediatica di un preside, il quale armato di un  rivelatore di  onde ad alta frequenza  si è trasformato in  un ghostbuster che  invece dei fantasmi acchiappa i telefonini (Repubblica). Infatti il SignorStefan Keim, preside di una scuola dell’Alto Adige, prendendo alla lettera una direttiva dell’Intendenza scolastica, non solo ha vietato l’uso dei telefonini a scuola ma da la caccia a quelli lasciati accesi, trasformandosi così in una sorte di novello eroe per molti genitori.

Anche l’abbigliamento ha seguito questa tendenza con il ritorno all’uso fibre naturali, colori atossici e il riciclo dei capi di abbigliamento. Naturalmente, è proprio il caso di dirlo, anche le calzature, in particolare  quelle dedicate allo sport e al tempo libero, hanno seguito questa tendenza.

Sono così apparse sul mercato scarpe minimaliste (a cui dedicheremo un articolo specifico)  per la camminata naturale. L’idea di fondo è quella di dare ai piedi un minimo di protezione ma nel contempo lasciarli liberi di seguire le asperità del terreno.

In realtà, per una volta, le esigenze di mercato hanno seguito le persone e non viceversa; di fatto da molto tempo, forse da sempre, vi è una tendenza a camminare scalzi, i più lo fanno per il piacere, immediato, che questa pratica genera. Altri e stanno diventando sempre di più lo fanno nella convinzione, favorita da numerosi medici e personaggi del mondo scientifico/culturale, che questa pratica sia una vera e propria “medicina” naturale che i  più  chiamano Barefooting (camminare a piedi scalzi) molti, invece, evitano di dargli un nome proprio perché ritengono che camminare a piedi nudi sia la cosa più naturale ma si sta largamente diffondendo anche il Gimnopodismo (praticare attività fisica a piedi nudi).

L’idea di fondo è che il corpo umano, essendo composto da elementi che lo rendono un buon conduttore, a contatto con il suolo  venga attraversato dall’elettromagnetismo generato dalla Terra. Quindi secondo questa teoria nota con il nome di Earthing (messa a terra) questo passaggio di flusso “benefico” mitigherebbe le infiammazioni, sarebbe un ottimo rimedio nella cura di alcuni tipi di mal di testa, nel settaggio dell’orologio biologico che  regola  il ritmo sonno/veglia, favorirebbe il risanarsi delle ferite e attenuerebbe in maniera significativa i dolori articolari.

Pur non entrando nel merito dei riscontri scientifici a queste teorie, bisogna prendere atto che questo tipo di idee  sono state, da sempre, al centro di molte pratiche sociali e religiose un po’ in tutte le culture, non ultimo anche nel cristianesimo: “Laudato si’ mi’ Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa,et produce diversi fructi con coloriti flori et herba” (Laudes Creaturarum,di San Francesco di Assisi).

La sacralità della Terra e il benessere generato dal diretto collegamento con essa sono uno  dei pensieri fondanti della  nostra specie. Tuttavia questo non ci ha impedito di inquinarla, deturparla, sfruttarne le risorse senza preoccuparci delle conseguenze, basti pensare solo allo scempio delle grandi  foreste; siamo come degli animali selvatici (mi scusino questi per l’ingiusto paragone) che si affollano intorno ai brandelli di carne di un animale morente.

Tutte le numerose conferenze, sul clima, il pianeta, l’inquinamento – tanti nomi per per dire un unica cosa: “ci stiamo autodistruggendo”- annunciate in pompa magna, coinvolgendo le massime autorità mondiali, ad oggi  hanno portato solo ad alcuni palliativi lasciando di fatto, le singole nazione libera d’inquinare. Quando come nel caso della Regione Toscana  viene  fatta una legge per la difesa paesaggistica del territorio assistiamo ad una levata di scudi e  ad una conseguente lotta senza quartiere  lotta fatta di decreti, ingiunzioni, denunce, ecc.

Lotta nella quale la centralità del tema “ la difesa del territorio” diventa una Cenerentola messa in un angolo dalle necessità  politico economiche del territorio. Stando così le cose, il vero Il dubbio che dovrebbe coglierci non è se il contatto diretto con la Terra sia curativo o meno ma per quale motivo la Terra dovrebbe curaci visto come la trattiamo.

Digressioni a parte, comunque la si pensi, l’utilità di tornare a prestare attenzione a come camminiamo non considerandolo solo come un fatto acquisito è ormai evidente a tutti. Parafrasando si potrebbe arrivare dire“dimmi come cammini e ti dirò chi sei”. Qual’è il modo corretto di camminare indipendentemente dal fatto se decidiamo di farlo scalzi ?
Gli esperti ci dicono come prima cosa che la camminata deve essere fluida, il tallone del piede che sopravanza deve toccare terra per primo seguito dalla rotazione di tutta la pianta del piede (rullata), le punte dovrebbero essere rivolte dirette davanti a noi, anche se una leggera inclinazione, a destra o sinistra, non è dannosa.

Non si dovrebbe sottovalutare la postura  dell’intero corpo che, essendo attaccato ai piedi, ne condiziona i movimenti. Fronte alta (dovremmo riuscire a vedere bene a terra un oggetto ad un paio di metri da noi), spalle diritte ma rilassate, le braccia dovrebbero  seguire l’alternanza piede destro, braccio sinistro, piede sinistro braccio destro.

Anche il bacino e in generale tuttala parte del Core (muscoli della fascia centrale) dovrebbero essere impegnati in una posizione corretta, questo per evitare di scaricare il peso del corpo in maniera disomogenea o peggio in un’ unico punto. Anche il ritmo ha la sua importanza, se ci percepiamo con un leggero impegno respiratorio (come se stessimo camminando in salita) significa che stiamo camminando velocemente, questo è un ottimo esercizio fisico anche per coloro i quali praticano sport regolarmente.

In tutti i casi dobbiamo s sempre darci una buona spinta in avanti sollevando il piede evitando così  di trascinarci in avanti. Anche il numero di uscite dovrebbe avere una certa regolarità per evitare  un eccessivo affaticamento muscolo scheletrico con conseguenti dolori generalizzati.

Ritmo, postura, fluidità del movimento sono le tre cose che un buon camminatore deve tenere a mente. Se decidete di provare  il brivido del Barefooting o dell’uso di scarpe minimal, abbiate cura di scegliere un percorso conosciuto,il più possibile libero da pericoli quali cocci, vetri o pezzi di ferro. Non sottovalutiamo neanche le insidie naturali quali pietre  sporgenti, spine, piante urticanti e teneri animaletti felici di darci qualche morsetto.

La gradualità, come per  tutte le cose, rappresenta un ottimo alleato contro gli infortuni. Più in generale camminare nella natura  prestando  attenzione agli odori, ai colori ai rumori che ci circondano, così come percepire il proprio respiro e il ritmo dei propri i passi, oltre allenare il corpo,  ci aiuta a riconnetterci con noi stessi, migliora l’umore, scarica lo stress.
Affinché  i benefici siano duraturi è necessario infine, ma non meno importante, cercare di tenere un sano stile di vita anche quando torniamo in città. Moderazione nell’alimentazione, nell’uso di alcolici o bevande gassate, un equilibrato uso della tecnologia, giusto riposo notturno sono i farmaci di cui non fare a meno.

Riscoprire il piacere  di ritagliarsi del tempo per delle buone letture è una giusta”vitamina” per la nostra mente. Questi ultimi consigli possono sembrare banali, quanto scontati. In realtà a ben guardare così non è. Secondo un ampio studio epidemiologico, condotto nei Paesi Bassi e pubblicato sull’European Journal of Preventive Cardiology, la popolazione tende ad essere più longeva ma meno sana. Quindi, econdo questi studi le nuove generazioni vivranno di più ma saranno molto più malati. Con un deciso peggioramento della qualità di vita e un notevole costo in termini sociali.

E’ stato calcolato che un trentenne di oggi ha l’efficienza metabolica di un quarantacinquenne di dieci anni fa.  Soprappeso, obesità, alti  livelli di colesterolo (anche in persone normopeso), stress psicofisico,  sono fattori che fanno la differenza in fatto di qualità di vita.

Alla luce di questi risultati i consigli a cui accennavamo nelle righe precedenti assumo un altro significato e soprattutto ci permettono di vivere al meglio.

Rocco Cardamone
Presidente di AIPA,  psicologo dell’alimentazione



LA DEFINIZIONE DI TRAILRUNNING



Nel variegato mondo del trailrunning gli atleti spesso confondono fra trail, utltra trail e short trail ect… insomma un insieme di definizioni e sigle che lasciano spazio a libera interpretazione personale.
Gli spiritelli liberi del mondo trail dovranno in parte rassegnarsi al fatto che esistono delle definizioni ben precise per descrivere le varie tipologie di percorso. Spesso per trailrunning s’intende  in maniera abbastanza generica, tutte le corse su sentiero. Non è più così !  Oramai esistono una serie di differenze ben delineate e catalogate. Se sia giusto o sbagliato non saprei, sta di fatto che il trailrunning di etichette ne ha parecchie, oramai.
Questa catalogazione è stata sviluppata dalle varie organizzazioni preposte, in primis la I.A.A.F.  e l’I.T.R.A.a livello mondiale, a seguire dalla F.I.D.A.L. a livello nazionale.
In Italia anche gli Enti di Promozione Sportiva, molto tempo prima del riconoscimento ufficiale del trailrunning, hanno nel loro elenco attività il trail e sono i seguenti: UISP, ASC, AICS. Introducendo questa disciplina ed offrendo vari servizi assicurativi ai propri affiliati, hanno permesso a moltissimi atleti ed organizzatori di sviluppare le proprie attività.
Ovviamente il ginepraio di regole  dettate dalle varie Federazioni, non è di facile interpretazione, in quanto non è semplice gestire una gara trail rispetto ad altre discipline sportive. Troppe sono le variabili, comunque a quanto pare s’è cercato di toccare quasi tutte le dinamiche.
Quindi, sperando di far cosa utile ai nostri lettori, vi presenterò quasi tutti i regolamenti dei vari organismi, sia internazionali che nazionali, che definiscono l’organizzazione e la partecipazione delle varie tipologie di manifestazioni di trailrunning.
Incominciamo partendo dal recentissimo riconoscimento da parte della I.A.A.F. avvenuto a Pechino nel mese di agosto del 2015, recependo le indicazioni precedentemente formulate da I.T.R.A. [link]
La I.A.A.F., com’è noto, per ogni attività di atletica leggera, ha stilato delle regole di organizzazione evento, con misurazioni e definizioni ben precise. Dopo l’agosto del 2015, ha inserito un articolo in più, (nr. 252), di seguito l’estratto tradotto da quello ufficiale [qui] dedicata proprio al trailrunning.
Ovviamente, come tutti ben sapranno la I.A.A.F. ha dato la definizione ufficiale e definitiva, mentre altre organizzazioni avevano già regolamentato il trailrunning. Nel 2012 l’I.T.R.A. (International Trail Running Association), nel primo congresso a Courmayeur, si delinearono le linee guida sulle varie tipologie della distanza:
  • Trail: chilometraggio inferiore ai 42 km
  • Ultra Trail (medium) : tra i 42 e 69 km
  • Ultra Trail lungo (L) : tra i 70 e 99 km
  • Ultra Trail XLong (XL): più di 100 km
Sempre I.T.R.A. ha elaborato tabelle valutative dei tacciati gara, partendo dalle tracce GPS e dai tempi massimi di percorrenza indicati, sulla base delle quali sono basati i seguenti coefficienti:
  • coefficiente endurance: ottenuto dalla distanza+ dislivello in positivo /100, valutato da 0 a 6, il criterio attualmente utilizzato per la selezione degli iscritti nei principali eventi (UTMB, LUT ecc.) qui di seguito le tabelle di riferimento [qui]
  • coefficiente montagna: da 0 a 12, ottenuto da un algoritmo che tiene conto del rapporto distanza/dislivello complessivi, della lunghezza delle principali salite e della quota altimetrica media del percorso; questo coefficente serve solo a dare un’indicazione di difficoltà tecnica, e al momento non viene utilizzato per criteri di qualificazione (tipo punti UTMB o LUT);
  • coefficente finisher: il principio è quello di dare un’indicazione ad ognuno sulla fattibilità di una gara partendo dal proprio performance index del ranking. Data la traccia gps ed il tempo massimo dei cancelli, si calcola quale è il performance index minimo per poter starne dentro. In buona sostanza chiunque conoscendo il proprio performance index e confrontandolo con il coefficiente finisher può capire se starà stretto o comodo sui cancelli, o in caso di cancelli stretti se non ci starà dentro.
L’algoritmo del performance index, alquanto complesso e ovviamente non libero, si basa su una valutazione del tempo impiegato in rapporto alla lunghezza e dislivello del tracciato, con una formula che per ogni tracciato da un percorso piano equivalente sul quale misurare il tempo.
Ogni organizzatore potrà usufruire del servizio ITRA di certificazione percorso, attraverso dei parametri ben precisi. Questo per ogni organizzatore ben strutturato, sarà un valido metro di valutazione da proporre ai potenziali partecipanti. Vi consiglio di leggerlo con attenzione. La manifestazione che otterrà il punteggio, quindi la certificazione, farà curriculum sportivo per tutti i partecipanti. Tale punteggio esperienza, varrà per l’iscrizione di alcune manifestazioni in cui viene richiesto tale requisito.  [link qui].
Passiamo adesso alla classificazione del trail da parte della FIDAL (Federazione Italiana di Atletica Leggera). Dopo Pechino 2015, anche la nostra Federazione s’è dovuta adeguare alle direttive I.A.A.F. Come per la Federazione Internazionale, la FIDAL ha inserito nei propri regolamenti il trailrunning, fornendo delle direttive principalmente per gli organizzatori. Qui di seguito troverete l’estratto del documento. [norme fidal]
Ovviamente non voglio complicarvi la vita aggiungendo anche i regolamenti dei vari Enti di Promozione Sportiva, che ancora oggi rispettano non solo i regolamenti emanati a livello internazionale, ma anche le direttive CONI.
Non è finita qui; dal 2008 la ISF (International Skyrunning Federation), nata dalla costola dell’F.S.A.(Federation Skyrunning Assotiation) fondata nel 1995, precorritrice della corsa in natura, ma con caratteristiche di alta quota, ha definito varie specialità:
  • Skyrace® : gara di almeno 20 km con un minimo di 1200 mt D+ il primo concorrente dovrà stare entro le 3h di percorrenza
  • Skymarathon®: il percorso non deve essere inferiore ai 30 km e con almeno di 2000 mt D+ ed il primo concorrente deve rientrare nelle 5h
  • Ultra Skymarathon®: percorso di oltre 50 km con un D+ minimo di 2500 il primo concorrente entro le 5/12 h
  • Ultra Skymarathon XL®: oltre i parametri della Skymarathon e dell’Ultra Skymarathon, con un minimo D+ di 5000 mt
  • Vertical Kilometer®: percorso gara che deve avere nel limite dei 5 km almeno 1000 D+
  • Skytrail: gare con meno del 10% di asfalto che non rientrano nei parametri delle Sky che superano i 2000 mt , con distanze variabili di almeno 15 km
Peri i più precisi qui il link di riferimento della I.S.F. [qui]
In Italia si sta costituendo una nuova Federazione dedicata ai corridori di alta quota, la F.I.SKY(Federazione Italiana Skyrunning) non ancora ufficialmente riconosciuta ma da un paio di anni sotto osservatorio del CONI. Qui i regolamenti e definizioni si rifanno all’I.S.F. [link]
Queste, a grandi linee, sono le varie classificazioni da parte dei vari organismi ufficiali preposti alla diffusione e promozione del trailrunning e skyrunning. Anche se molti non saranno d’accordo sull’impostazione rispetto alle dinamiche dello spirito libero della disciplina, le gare per essere rese ufficiali e quindi competitive dovranno allinearsi a tali regolamenti, sia  federali che di E.P.S., da qui ognuno di voi potrà trarre le proprie conclusioni.
Andrea Fergola
Istruttore Tecnico Nazionale di Trail Running Presidente Ergus Trail Team ASD